wienerberger traccia, con un fil rouge in laterizio, le tendenze del costruire sostenibile del futuro, alla 19a Biennale di Venezia
Tra gli impegni che wienerberger, coi suoi brand iconici SanMarco, Pica, Porotherm, porta avanti con soddisfazione vi è il sostegno della cultura architettonica attraverso mostre, installazioni, convegni, workshop, studi e ricerche universitarie.
In particolare, nell’ambito della 19a Biennale di Architettura di Venezia l’azienda è stata coinvolta nella fornitura di materiali e know how tecnico in alcuni Padiglioni e nel sostegno di interessanti progetti di studio.
Nello specifico le collaborazioni si sono sviluppate in quattro ambiti: dal Better Living proposto nel padiglione austriaco, alla valorizzazione del Porch tipico dell’architettura residenziale americana, nel padiglione statunitense; dal concetto di rinascita dal suolo di guerra (che parte dalla terra) celebrato dall’UNESCO presso la Biblioteca Marciana, alla sorprendente installazione svelata negli spazi dell’Arsenale per smuovere la sensibilità collettiva sulla gravità del Cambiamento Climatico Sotterraneo.
Si tratta di installazioni in cui il laterizio è utilizzato per l’allestimento della mostra; facendo emergere come la terracotta oggi sia protagonista nel realizzare soluzioni innovative e originali possibilità di utilizzo, promuovendo un habitat di qualità e valorizzando il patrimonio culturale.
Questo materiale infatti, nel delineare un fil rouge attraverso queste differenti installazioni, dimostra la propria vicinanza alle visioni dei protagonisti dell’architettura contemporanea. In un contesto come quello attuale, in cui l’architettura deve essere sostenibile dal punto di vista progettuale e costruttivo, emerge forte il ruolo dei materiali da costruzione come il laterizio per dare significato alle azioni e attribuire responsabilità sociale e ambientale al progetto per un’architettura davvero sostenibile e cosciente.




I modi di abitare secondo il Padiglione dell’Austria alla Biennale 2025
Il Padiglione Austria alla Biennale di Venezia è un luogo di scambio di conoscenze su come si possa creare un Better Living per tutti
Con il tema dell’abitare come una delle questioni socio politiche più importanti della nostra epoca, il settore immobiliare si dimostra sotto pressione in tutto il mondo. Così, il diritto fondamentale alla casa assume una nuova dimensione politica.
Nel Padiglione dell’Austria della Biennale Architettura 2025, intitolato Agency for Better Living i curatori Sabine Pollak, Michael Obrist e Lorenzo Romito mettono a confronto il modello dell’edilizia sociale di Vienna con i metodi di auto-organizzazione della società civile a Roma.
I curatori si interrogano su che cosa possano apprendere l’uno dall’altro un sistema organizzato dallo Stato o dal comune, e un approccio attivista informale.
Il Padiglione invita a un confronto attivo su un tema che riguarda tutti. Che cosa rende uno spazio abitativo in cui vivere un luogo di qualità? Quali condizioni politiche quadro sono necessarie per realizzarlo? Come si crea un abitare socialmente equo e accessibile? E quali strategie conducono ai migliori risultati?
Oltre alla mostra, nel padiglione sarà inaugurato anche uno spazio di dialogo e, per tutta la durata della Biennale, verranno affrontate, attraverso vari formati di eventi, le possibilità e le strategie per un Better Living.




Il Padiglione degli Stati Uniti alla Biennale 2025, Giardini, reinterpreta il portico americano
PORCH: An Architecture of Generosity espone 54 progetti che reinterpretano la tipologia del portico nell’architettura americana
Il tema del Padiglione degli Stati Uniti alla Biennale Architettura 2025 mette in evidenza una tipologia architettonica americana che persiste attraverso aree geografiche, comunità, metodi di costruzione e storie.
La mostra organizzata dalla Fay Jones School of Architecture and Design dell’Università dell’Arkansas, in collaborazione con DesignConnects e Crystal Bridges Museum of American Art, è focalizzata sulla rappresentazione degli Stati Uniti attraverso la rivisitazione in chiave contemporanea del portico nell’architettura americana.
Il portico è la quintessenza della socialità e dello scambio culturale, il luogo in cui la vita privata si intreccia con quella pubblica, dove si interagisce con il vicinato e si sviluppa il senso civico.
La veranda americana, da sempre soglia tra l’individuo e la collettività’, si propone qui come gesto spaziale ampio, intenzionale nella forma e aperto agli elementi. Luce e ombra si intrecciano con la struttura offrendo una sensazione di benessere, presenza fisica e simbolica.
Dal punto di vista formale, la veranda si ispira alle sagome fugaci dell’architettura vernacolare – quelle strutture quotidiane modellate dalla necessità e dalla memoria – reinterpretate attraverso una lente di astrazione e precisione. La veranda non è una aggiunta, ma e’ uno spazio esterno progettato: la sua geometria risponde alle condizioni adiacenti, si estende in un cortile, si dispiega come un ponte – ogni elemento rafforza la continuità della vita pubblica. La sua essenza è dentro i bordi, dal terreno scoperto e dall’organizzazione semplice degli spazi progettati per creare incontri quotidiani con gli estranei, stimolando uno scambio produttivo e movimentato tra le culture. Dalle modeste baracche alle case Shotgun, fino ai bungalow urbani, la vita nelle verande è fatta di celebrazioni, raduni, creazioni, esibizioni e resistenza.
L’uso del legno è stato scelto non solo per la sua natura sostenibile e il suo basso livello di emissioni di gas serra lungo l’intero ciclo di vita, ma anche per la sua carica evocativa e culturale: un materiale tattile, duraturo, intriso di storia. Attraverso il legno si parla di luogo, di lavoro, di tradizione — e in questo progetto viene nobilitato dall’artigianato e dalla chiarezza formale. La veranda, grazie a un ampio aggetto, elimina la necessità di colonne e sembra fluttuare sopra il terreno vivo.
Anche la terra è protagonista di questa narrazione: costituisce le fondamenta della veranda, ne rappresenta le ossa spirituali. Conserva la memoria, custodisce storie stratificate sotto la soglia, sedimentate nel tempo. Nell’ombra profonda dello spazio costruito, ci sediamo con i piedi a contatto diretto con la materia: la terra.
L’argilla veneziana riciclata, modellata a mano in blocchi e disposta sotto i bordi del portico, crea un legame fisico e sensoriale con il suolo, richiamando ricordi di casa e di radicamento. Insieme al legno, la natura intrinsecamente sostenibile della terra battuta dimostra versatilità’ ambientale.



L’UNESCO celebra la rinascita architettonica di Mosul
Dal 10 al 25 maggio è ospitata, nelle prestigiose Sale Monumentali della Biblioteca Nazionale Marciana, la mostra :”Mosul, una rinascita architettonica”, dedicata alla ricostruzione da parte dell’UNESCO dei monumenti emblematici di questa città irachena, in gran parte distrutta durante l’occupazione da parte di Daesh.
Audrey Azoulay, Direttrice Generale dell’UNESCO, ha inaugurato l’evento il 9 maggio.
Questa esposizione mette in luce l’iniziativa “Far rivivere lo spirito di Mosul”, il più grande programma di ricostruzione direttamente condotto dall’UNESCO sin dalla sua creazione; che ha permesso la riabilitazione e la ricostruzione di siti emblematici, tra cui la moschea Al-Nouri e il suo minareto Al-Habda, il convento di Nostra Signora dell’Ora e la sua casa di preghiera, la chiesa AlTahira e 124 case e edifici storici della città vecchia di Mosul. Attraverso modelli, documenti tecnici, foto e video, l’esposizione presenta le diverse fasi della ricostruzione e le sfide tecniche che sono state affrontate. Mette, inoltre, in risalto i saperi tradizionali a cui sono ricorsi i lavoratori e gli artigiani per ricostruire questi siti in modo identico, formando, nel contempo, una nuova generazione di restauratori, ingegneri e architetti iracheni. Rende anche omaggio all’identità decisamente plurale della città di Mosul, che per più di 2500 anni è stata un punto di incontro tra diverse comunità religiose e culturali. L’esposizione è l’occasione per sottolineare la dimensione umana di questo progetto storico, basato sulle aspirazioni delle popolazioni locali e reso possibile grazie alla mobilitazione da parte dell’UNESCO della comunità internazionale. Sottolinea infine come l’iniziativa “Far rivivere lo spirito di Mosul” possa diventare un modello, altrove nel mondo, per le ricostruzioni post-conflitto.
I modelli esposti sono collocati su basi realizzate con listelli levigati di terracotta SanMarco by wienerberger. In questo modo si ritrova la materialità di quello stesso elemento, che è l’argilla, impiegato nella difficile ricostruzione di Mosul.




Underground Climate Change
L’underground urbano si sta riscaldando
Nei suggerivi spazi dell’Arsenale, un’installazione sorprendente che mette in bella vista il cambiamento climatico sotterraneo: un fenomeno invisibile ma globale. Ispirato alla materialità grezza della Land Art, questo pezzo trasforma un volume di 3x3x3 metri in un’estrusione in scala reale dell’underground urbano, il cui strato di calpestio superiore presenta in finitura il laterizio dei nostri mattoni Dogi SanMarco by wienerberger.
All’interno di questa struttura cubica scultorea, una fitta rete di infrastrutture interrate – scantinati di edifici, linee fognarie, sistemi di teleriscaldamento e altro ancora – rivela i fattori nascosti dell’aumento delle temperature del sottosuolo nelle città di tutto il mondo. È uno sguardo su uno spazio che vediamo raramente, uno spazio che si sta riscaldando silenziosamente, ma che racchiude un enorme potenziale non sfruttato.
Questo progetto ha utilizzato esclusivamente materiali di provenienza locale, riutilizzati, riciclabili e riutilizzabili.
Per potenziare la consapevolezza del cambiamento climatico sotterraneo tra la popolazione locale, il progetto ha coinvolto collaborazioni con residenti ed enti locali per installare sensori di temperatura in proprietà selezionate in tutta la città. Questo approccio collaborativo ha creato un senso unico di comunità e appartenenza, rafforzando in modo significativo la missione del progetto di trasformare Venezia in un laboratorio vivente. La rete di rilevamento è destinata a rimanere operativa fino a quando i residenti e gli enti locali lo consentiranno, continuando a fungere da strumento di ricerca prezioso e dinamico negli anni a venire per comprendere e mitigare i cambiamenti climatici sotterranei.
Nell’ambito di questo progetto, sono state coinvolte anche le città di Losanna (Svizzera), Chicago (USA), Boston (USA), oltre che Venezia, trasformate in laboratori viventi, implementando centinaia di sensori di temperatura wireless sopra e sotto terra, dagli scantinati degli edifici ai tunnel, ai parcheggi sotterranei, ai parchi, al terreno e all’acqua.







